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La Chiesa
Sorge sul colle che domina il paese e il lago, prossimo all’abitato. Ha annesso un piccolo convento costruito nel sec XV, quando venne ampliata la chiesa preesistente e realizzata l’attuale. La facciata  romanica, dalle semplici linee, ha rosone e finestra ed è completata da un campanile a vela e da un portale rinascimentale. L’interno ha tetto a capriate e tre altari barocchi. Quello centrale, con un affresco del sec. XIV, raffigura la Vergine con il Bambino tra due santi. I laterali sono dedicati a S. Francesco di Paola e a due beati dell’Ordine dei Minimi. Sulle pareti resti di affreschi. A destra 3 cappelle ricavate da ambienti conventuali. Un piccolo chiostro completa il complesso.

Festa della Moadonna del Monte
la più importante e sentita dalla popolazione martana, si svolge il  14 maggio di ogni anno. Essa affonda le sue radici nei riti arcaici di offerta delle primizie primaverili su cui si sono innestati elementi di religiosità popolare. Le origini della festa sfumano nella leggenda e nei “miti di fondazione” ma è possibile rintracciare, nella mescolanza di sacro e profano, i riti etruschi della fecondità e del ciclo delle stagioni e le celebrazioni in onore delle dee Maia,  Cerere,   Feronia,   dee   dell’abbondanza,   delle   messi,   della   primavera,   delle   primizie   e   dei raccolti.       Già   la   triplice   denominazione   di  Festa   della   Madonna   del   Monte,   delle   Passate   o Barabbata,   ci   fa   intuire   la   complessità   della   stessa   nei   suoi   significati   storici,   gestuali,   rituali, espressivi, linguistici, sociali e gli studiosi di antropologia e folklore da decenni stanno cercando di chiarire   i   vari   aspetti,   a   cominciare   da   quello   che   dovrebbe   spiegare   l’etimologia   del   termine

Barabbata. Sin dal 1557, nei Verbali Consiliari, è documentato lo svolgimento della festa come manifestazione già nota e consolidata nei suoi rituali e nella sua struttura. L’alba della festa viene salutata dal secolare rullo dei tamburi, dal suono delle campane, dallo scoppio dei mortaretti e dai cori dei mietitori che cantano antichi inni mariani. Il corteo storico, che sale dalle rive del lago al santuario, costituito dalle categorie dei Casenghi, dei Bifolchi, dei Villani (con le sottocategorie dei Sementerelli, Vanghe, Falci, Fontane) e dei Pescatori, a cui si aggiungono due ceriferi (i Ceri), si connota come una singolare processione offertoriale che reca in offerta alla Madonna i prodotti della terra (grano, frutta, ortaggi, olive, …), gli animali, i pesci del lago e gli antichi attrezzi da lavoro artisticamente disposti su carri chiamati “Fontane” (perché sono spesso arricchiti di zampilli

d’acqua)   ornati   di   fiori   e   sempreverdi.   Una   profusione   di   colori   e   di   profumi   dovuta   anche all’abbondanza   di  fiori   di  ginestra   e  di   rose  che   dalle  finestre   piove   sopra  i   partecipanti  (circa 650/700) tutti rigorosamente di sesso maschile, vestiti con gli antichi abiti da lavoro. Raggiunta la chiesa, dopo la S. Messa, i partecipanti compiono le tre tradizionali  Passate entrando dalla porta della   chiesa   e   uscendo   da   quella   del   convento,   attraversando   l’area   sacra   del   presbiterio.   Ogni Passante lascia sull’altare la sua offerta e riceve, dal Signore della Festa, la tradizionale Ciambella.

Quindi il corteo si ricompone e ritorna al paese seguendo un diverso percorso e si scioglierà nella piazza Umberto I, dopo la benedizione comune.

La decorazione del Portale
È testimoniata sin dalla fine del XIX sec., ad opera dei Casenghi. Nel 1985, V centenario della riconsacrazione della chiesa, la decorazione si estese anche alla finestra e al rosone. Iniziò, allora, la creazione del complesso motivo vegetale attuale. Su una base di alloro e spighe di grano intrecciate si   dispongono   frutta,   ortaggi,   fiori,   con   un   disegno   rinnovato   periodicamente.   Festoni   simili   e attrezzi da lavoro anche alle finestre del convento.